31 marzo 2010

Non dare la colpa a te stesso

Non riesco a smettere di ascoltare questo disco,
in particolare questa canzone,
così malinconica:

Blackfield / My Gift Of Silence

If I compiled
All my crimes and my lies,
Into amnesty,
Would you come back to me,

The smile on my lips
Is a sign that I don't hear you leaving me,
And I don't hear my own soul scream,

I'll read your lips,
Watch your scarf play at your hips,
And I know it's true,
But I don't hear him call to you,
Don't blame yourself,
Don't change yourself,
Just want to be over you
Save you love,
Don't hate yourself,

If I compiled
All my crimes and my lies into amnesty,
Would you come back to me,

The smile on my lips
Is a sign that I don't hear you leaving me,
And I don't hear my own soul scream,

Don't blame yourself,
Don't change yourself,
Just want to be over you
Save you love,
Don't hate yourself.

21 marzo 2010

La mente di Dio

Stamani stavo spolverando la libreria e
mi sono imbattuto in questo testo
dello scienziato Paul Davies che mi piacque moltissimo
quando lo lessi qualche anno fa.
Ne riporto un passo dell'introduzione, che fu illuminante per me:

[...]Molti scienziati sono anche religiosi. Curando la pubbli-
cazione di Dio e la nuova fisica fui sorpreso di scoprire quan-
ti tra i miei più stretti colleghi scienziati praticano una reli-
gione tradizionale. In alcuni casi riescono a mantenere
separati questi due aspetti della loro vita, come se la scienza
s'imponesse sei giorni la settimana e la religione la domeni-
ca. Qualche scienziato, tuttavia, si sforza strenuamente e
sinceramente di armonizzare la scienza con la propria reli-
gione. Questo generalmente richiede da una parte di assu-
mere una visione molto aperta della dottrina religiosa, e
dall'altra di attribuire al mondo dei fenomeni fisici un si-
gnificato che molti colleghi scienziati giudicano poco inte-
ressante.
Fra quegli scienziati che non sono religiosi in senso tra-
dizionale, molti confessano una vaga sensazione che vi
sia "qualcosa" oltre la realtà superficiale dell'esperienza
quotidiana, un significato dietro l'esistenza. Persino gli
atei più incalliti provano ciò che è stato definito un senso
di riverenza nei confronti della natura, un'attrazione e un
rispetto per la sua profondità. bellezza e ingegnosità, che
è simile al timore religioso. Gli scienziati, in verità, sono
persone molto sensibili a queste cose. Non c'è equivoco
maggiore sugli scienziati dell'opinione diffusa che siano
individui freddi, duri e senz'anima.
Quanto a me, faccio parte di quel gruppo di scienziati
che non professa nessuna religione tradizionale, ma, no-
nostante ciò, nega che l'universo sia qualcosa di acciden-
tale, senza uno scopo. Attraverso il mio lavoro scientifico
sono giunto a credere sempre più fermamente che l'uni-
verso fisico è costruito con un'ingegnosità così sorpren-
dente che non riesco a considerarlo meramente come un
fatto puro e semplice. Mi pare che ci debba essere un livel-
lo più profondo di spiegazione. Se si desidera chiamare
tale livello "Dio" è una questione di gusto e di definizio-
ne. Sono, inoltre, giunto alla conclusione che la mente -
ossia la nostra coscienza e consapevole del mondo - non è
un carattere insensato e fortuito della natura, ma un
aspetto assolutamente fondamentale della realtà. Questo
non vuol dire che noi siamo il fine per cui esiste l'univer-
so. Tutt'altro. Credo, però, che noi esseri umani siamo una
parte essenziale nell'organizzazione del mondo.