03 dicembre 2006

Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po'...

... e siccome sono molto lontano, più forte ti scriverò...
In questi interminabili giorni pseudo autunnali di dolce-far-niente
passo molto tempo a pensare.
Penso soprattutto ai cambiamenti che, come ben sai, sono sempre stato poco incline
ad accettare, anche se, da questo punto di vista, penso di essere (un poco) migliorato col tempo.
Catturato da un'inevitabile nostalgia, ho ripercorso i nostri anni spensierati,
tra partite di tennis, uscite in mountain bike, sbronze, chiacchierate notturne e
prove nel garage adibito a sala prove con le inevitabili e interminabili discussioni musicali.
Non riuscivo ad immaginare nessuno oltre a te, a cui confidare i miei problemi,
le mie ansie, le mie insicurezze, i miei problemi sentimentali.
Immagino che per te sia stata la stessa cosa.
Abbiamo condiviso praticamente tutto nel corso degli anni,
come se avessimo seguito lo stesso percorso,
anche se io sono spesso rimasto indietro rispetto a te,
proprio come durante le pedalate in bicicletta,
quando ero inesorabilmente in ritardo.
Sono stato testimone della tua crescita,
sempre convinto di restare immobile, refrattario al mutamento e
incapace di raggiungerti.
Invece, voltandomi indietro, ho capito quanto sia cambiato,
in relazione a quanto accaduto negli ultimi anni.
Sai benissimo che sono ero disilluso dalla vita,
ma ho imparato a dire 'mai dire mai', grazie alle bellissime esperienze maturate.
E ho capito che semplicemente il percorso seguito non era più lo stesso,
proprio come se ognuno di noi avesse scelto una direzione diversa dinanzi ad un bivio.
Mi sono interrogato tante volte su quale sia stato quel bivio.
In effetti, ho idea che non si tratti di un'unica biforcazione,
bensì di tante ramificazioni successive.
Ero convinto di aver accettato, non senza difficoltà, anche questa nuova realtà.
Invece, resta il fatto che in momenti come questo, con gli occhi gonfi di pianto,
avrei bisogno del mio miglior amico...

"How I wish you were here..."

02 dicembre 2006

Lapide ad ignominia

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Piero Calamandrei