Stamani stavo spolverando la libreria e
mi sono imbattuto in questo testo
dello scienziato Paul Davies che mi piacque moltissimo
quando lo lessi qualche anno fa.
Ne riporto un passo dell'introduzione, che fu illuminante per me:
cazione di Dio e la nuova fisica fui sorpreso di scoprire quan-
ti tra i miei più stretti colleghi scienziati praticano una reli-
gione tradizionale. In alcuni casi riescono a mantenere
separati questi due aspetti della loro vita, come se la scienza
s'imponesse sei giorni la settimana e la religione la domeni-
ca. Qualche scienziato, tuttavia, si sforza strenuamente e
sinceramente di armonizzare la scienza con la propria reli-
gione. Questo generalmente richiede da una parte di assu-
mere una visione molto aperta della dottrina religiosa, e
dall'altra di attribuire al mondo dei fenomeni fisici un si-
gnificato che molti colleghi scienziati giudicano poco inte-
ressante.
Fra quegli scienziati che non sono religiosi in senso tra-
dizionale, molti confessano una vaga sensazione che vi
sia "qualcosa" oltre la realtà superficiale dell'esperienza
quotidiana, un significato dietro l'esistenza. Persino gli
atei più incalliti provano ciò che è stato definito un senso
di riverenza nei confronti della natura, un'attrazione e un
rispetto per la sua profondità. bellezza e ingegnosità, che
è simile al timore religioso. Gli scienziati, in verità, sono
persone molto sensibili a queste cose. Non c'è equivoco
maggiore sugli scienziati dell'opinione diffusa che siano
individui freddi, duri e senz'anima.
Quanto a me, faccio parte di quel gruppo di scienziati
che non professa nessuna religione tradizionale, ma, no-
nostante ciò, nega che l'universo sia qualcosa di acciden-
tale, senza uno scopo. Attraverso il mio lavoro scientifico
sono giunto a credere sempre più fermamente che l'uni-
verso fisico è costruito con un'ingegnosità così sorpren-
dente che non riesco a considerarlo meramente come un
fatto puro e semplice. Mi pare che ci debba essere un livel-
lo più profondo di spiegazione. Se si desidera chiamare
tale livello "Dio" è una questione di gusto e di definizio-
ne. Sono, inoltre, giunto alla conclusione che la mente -
ossia la nostra coscienza e consapevole del mondo - non è
un carattere insensato e fortuito della natura, ma un
aspetto assolutamente fondamentale della realtà. Questo
non vuol dire che noi siamo il fine per cui esiste l'univer-
so. Tutt'altro. Credo, però, che noi esseri umani siamo una
parte essenziale nell'organizzazione del mondo.
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