13 gennaio 2010

Ritorno

Aspetto.
A volte vengo sopraffatto dall'ansia.
Cerco la tranquillità con tutte le mie forze e
alla fine della giornata mi sento stremato.
Quella stanchezza mentale che mi pone in uno stato di apatia che
mi difende dal mondo esterno.
Ma l'attesa è logorante e quel peso sullo stomaco
torna ogni mattina quando mi sveglio.
Cerco di fare respiri profondi lottando contro quella sensazione
di schiacciamento che mi opprime.
La speranza vacilla, temo proprio di essermi convinto che
non funzionerà, non finirà nel migliore dei modi.
E penso a questi ultimi tre mesi, soprattutto agli errori commessi e,
come sempre, disegno un tiro al bersaglio su di me,
scoccando feroci frecce di autocritica.
Miro al cuore, alla testa.
Non riesco a perdonarmi, perché ricado sempre negli stessi sbagli,
come se attivassi un pilota automatico.
E alla fine il risultato è sempre lo stesso: ferire le persone care e
allontanarle da me.
Ed è frustrante comprendere come venga puntualmente frainteso,
vorrei trovare un modo per mostrare quello che provo...
... Aspetto.
Perché non posso fare altro,
ma vorrei essere anestetizzato e svegliarmi riposato e lucido.
Aspetto... ma vorrei non aspettare più,
perché probabilmente non è giusto nei miei confronti,
ma poi penso che quello che ho incontrato è prezioso e unico.
E ritrovo le forze per sopportare l'attesa.

Porcupine Tree / Waiting (Phase One)

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