Ho atteso.
Ho avuto pazienza. Molta di più di quanta ne possieda.
Ho riposto la mia fiducia in qualcosa, convinto che
le mie grandi aspettative non sarebbero state disattese.
Ho combattuto contro il mio cronico pessimismo,
cercando di pensare positivo.
Ho agito in modo che potesse succedere qualcosa di bello.
Ma la vita è strana, e talvolta non ottieni ciò che desideri.
Anzi, potrebbe accadere l'esatto opposto...
come a dire: aspettati l'inaspettato.
E puntuale arriva la delusione. Scottante. Bruciante.
Ho riversato il mio disappunto altrove, all'inizio,
ma l'unico ad avere colpa, alla fine, sono solo io.
Perché ho atteso mesi invano aggrappandomi una speranza,
ad un'illusione, commettendo il mio solito grandissimo errore:
sprecare del tempo inutilmente.
E forse è questo il motivo della mia incessante tristezza di questi giorni:
il non riuscire a perdonarmi di aver trascorso un periodo della mia vita immobile,
in attesa.
In questo momento mi sento più solo del solito e non riesco ad entrare in contatto con l'esterno, con coloro che mi sono vicini.
Il mio cuore è pesante e pieno di dolore:
so che per liberarmi di questo peso,
dovrò dire qualcosa che porterà delle conseguenze.
Ogni volta che mi guardo allo specchio, i miei occhi tristi
mi ricordano che dipende solo da me:
se continuare ad andare giù oppure risalire.
Sembra una contraddizione, ma la felicità spaventa, perché puoi perderla
da un momento all'altro... in un certo senso, essere triste
ti fa sentire più protetto, anche se significherebbe non vivere la propria vita,
solo per paura di soffrire.
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