08 agosto 2006

L'eremita


Sono tre giorni che non esco di casa e non vedo gli amici.
Di solito succede quando sono malato.
A volte ho la sensazione che si tratti di una segregazione forzata.
Ma non lo è.
La verità è che potrei uscire un paio d'ore, ma non saprei cosa fare.
Molti amici sono in vacanza e il gruppo di ritrovo è praticamente scomparso.
Con il passare degli anni si è assottigliato.
La naturale evoluzione della vita: chi si è trasferito, chi si è sposato,
chi ha cambiato giro...
Sapevo che prima o poi sarebbe successo.
Anzi, a dire la verità, da bambino pensavo che
avrei perso di vista i miei amici già a 20 anni.
Mi reputo fortunato.
Ho solo qualche difficoltà a frequentare tutte le persone che conosco,
un po' per colpa della mia pigrizia, un po' per ragioni pratiche.
E così mi ritrovo solo, in questi giorni in cui più di ogni altra cosa
sento il bisogno di aver vicino qualcuno a cui possa parlare.
Allora non resta che fare come l'eremita,
il vecchio saggio che fonda l'avvenire sulla conoscenza del passato,
procedendo a passi lenti e prudenti, in assoluta solitudine.
Non che mi manchi come impegnare il tempo:
ho una tesi che aspetta di essere conclusa entro la fine del mese.
Per aiutare la mia concentrazione e per rinfrancare un po' lo spirito,
ho sempre della buona musica in sottofondo,
anche se farei meglio a dire, a tutto volume,
visto che ho un orecchio attappato da 10 giorni e
riesco ad ascoltare tutto in modalità monofonica,
proprio in questi giorni che stanno per arrivare alcuni album ordinati su Internet, accidenti!
Vorrà dire che li ascolterò in cuffia, per rimediare alla semi-sordità.
E, dato che avrò una settimana di libertà per rilassarmi,
spero che la musica mi dia un po' di ispirazione...
Nel frattempo, spengo la luce, mi sdraio sul letto e
mi lascio cullare dalle note di The Extremist di Joe Satriani.

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