Ho osservato la mia immagine riflessa e
non mi è piaciuto quello che ho visto:
l'immagine di una persona curva sotto il peso dei rimpianti e
dei sensi di colpa, avvelenata dalla permalosità,
incapace di comunicare il suo disagio e
priva del suo solito sense of humor.
Perché?
Penso che i motivi siano due: il forte stress delle ultime settimane e
il continuo combattere contro i fantasmi del mio passato.
Non è stato piacevole sentirsi una persona sgradevole.
Mi sono reso conto che non stavo comunicando con nessuno.
Ho vissuto come se non esistesse niente al di fuori,
solo io e miei pensieri (pesanti).
Sì, sono (stato) egoista.
Qualcuno ha avuto bisogno di me,
ma non sono stato in grado di essergli vicino
nel momento del bisogno.
L'egoismo contribuisce all'essere ancora più irritato con me stesso.
Dovrei imparare a sfruttare questa rabbia
in maniera costruttiva, evitando di demolire il mio ego ferito.
Ma il sentirsi vigliacco non è d'aiuto nel processo di autocritica.
Perché mi sento così?
Be', per le solite ragioni: rinunciare, piuttosto che
mettersi in gioco è più comodo, è un alibi.
Rischiare significa raccogliere la sfida.
E per uno che ha poca fiducia in sé stesso,
il pensiero di una sconfitta è terrorizzante.
Così intenso da farlo fuggire, dal costringerlo a vivere nei sogni e
scontrarsi duramente con la realtà, tutte le volte che
apre gli occhi per guardare nello specchio e
scoprire che è pieno di contraddizioni...
"All these words and memories
and everything you were to me
they remain, they remain
you still remain
And here I am again
tragic and absurd
repeating every line
and every final word"
Fates Warning / Still Remains
Nessun commento:
Posta un commento